Il nostro spazio, occupato il 20 novembre 2002, è sempre stato uno strumento di cui, come precari e precari, ci siamo dotati per trasformare la nostra condizione, uscire dal ricatto sulle nostre vite, produrre una possibile alterità che riappropria spazio e tempo. Uno spazio che potrebbe essere una ricomposizione della frammentazione che produce la precarietà, azzerando i diritti e livellando tutte le nostre vite. Uno spazio contro lo sfruttamento in e oltre il lavoro, a partire da una rivendicazione di base per tutti noi, un reddito grato. Perché siamo tutti ma inattivi e, proprio perché siamo attivi, non abbiamo tempo per lavorare. / P>